La storia delle arti figurative in Italia nel secondo Ottocento si intreccia con le vicende dei raccoglitori di opere d'arte e, più in generale, di quello che oggi chiameremmo mecenatismo culturale. Negli anni successivi all'unità nazionale prosegue e si intensifica il fenomeno del collezionismo di dipinti e sculture prodotti dagli artisti del tempo che ha contraddistinto l'età della restaurazione; dopo il 1860 si affaccia alla fruizione e all'acquisto di opere d'arte una sempre più ampia fascia di pubblico, composta in prevalenza da esponenti della borghesia delle imprese e dei commerci, in non pochi casi attratti dalla valenza di status symbol che connota il possesso, l'accumulo e l'ostensione degli oggetti in questione. Come nel passato fanno da volano alla circolazione di quadri e statue le rassegne annuali promosse dalle istituzioni accademiche (a Milano le mostre dell'Accademia di Brera) e dalle associazioni private (a Torino, Firenze, Genova, Roma le rassegne delle Società Promotrici, ancora a Milano quelle della Società Permanente): vetrine che permettono di conoscere l'evoluzione del lavoro degli artisti ma anche occasioni per incrementare le raccolte attraverso acquisti e assegnazioni sociali.
Il moltiplicarsi di esposizioni nazionali di belle arti nell'ambito di più ampie mostre di prodotti industriali e scientifici (Firenze 1861, Parma 1870, Milano 1872, Napoli 1877, Torino 1880, Milano 1881, Roma 1883, Torino 1884, Venezia 1887, Bologna 1888, Palermo 1892...) rappresenta inoltre un momento di confronto tra la produzione di artisti di estrazione culturale diversa e agevola la composizione sfaccettata e geograficamente trasversale di alcune collezioni.
E sull'esempio della Francia (Goupil) e dell'Inghilterra (Dowdeswell, Colnaghi, Pisani), in questi anni nasce anche in Italia il mercato dell'arte organizzato in empori e in gallerie, come quella fondata a Milano negli anni Settanta dai fratelli Grubicy. Spesso i mercanti d'arte orienteranno i collezionisti verso autori e correnti espressive precise, aiutandoli a costituire le loro raccolte. A Novecento inoltrato, con una punta quantitativa negli anni Venti, alcune gallerie private come la Pesaro di Milano offriranno infine all'incanto prestigiose collezioni di opere d'arte dell'Ottocento che, disperse in mille rivoli, andranno poi ad alimentare nuove raccolte.
Sullo sfondo del fenomeno sfaccettato e complesso che si è cercato di semplificare e riassumere per sommi capi, la rassegna intende gettare un ponte tra le collezioni del passato, anche di quello lontano, e quelle del presente. Ancora oggi infatti un pubblico composto da appassionati di pittura e scultura dell'Ottocento italiano intraprende la costituzione di vere e proprie raccolte private, guidate in prima istanza dal gusto individuale di ogni singolo collezionista ma anche dalla consapevolezza delle scoperte, delle indagini e delle chiarificazioni storico critiche condotte dagli studi più recenti, almeno a partire dagli anni settanta.
Il percorso proposto dalla mostra, articolata in circa ottanta opere, ripercorre l'evoluzione delle arti in Italia dall'unità nazionale ai primissimi anni del Novecento in modo trasversale e non attraverso la ripartizione a scuole regionalistiche.
La prima parte della rassegna illustra l'affermazione delle poetiche del vero nel loro passaggio dai temi storico risorgimentali alla vita quotidiana del nuovo stato sabaudo da Gerolamo Induno, a Giovanni Fattori, Silvestro Lega. Negli anni sessanta si assiste anche a una messa a fuoco sul paesaggio naturalista e a un confronto tra ritratto pittorico e fotografico.
Si prende poi in esame l'assestarsi e il definirsi di un gusto nazionale nei due decenni successivi in confronto, sintonia o contrasto con i richiami della pittura d'Oltralpe. È il trionfo della pittura e della scultura di genere declinate su temi ispirati alla vita pastorale e agreste e a quella borghese delle città moderne, ma anche con affondi decorativi o folcloristici nel neo Settecento e nell'orientalismo. Tra le eccellenze si annoverano le esperienze degli artisti operanti a Parigi o in rapporto con la Galleria Goupil, tra cui Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos.
Negli anni novanta si assiste all'affermazione di istanze ideologicamente impegnate, da un lato verso i temi del lavoro, espressi con attenzione e denuncia delle ingiustizie sociali, dall'altra verso i primi stimoli del simbolismo, a volte interpretati con enfasi decorativa di stampo allegorico. Accomuna l'elaborazione di contenuti così differenti la sperimentazione comune della pittura divisionista da parte dei maestri della cosiddetta prima generazione: Segantini, Previati, Morbelli, Pellizza, Nomellini, Longoni, Grubicy.
Le opere provenienti da collezioni storiche saranno segnalate in mostra.
La rassegna, a cura di Sergio Rebora e di Elisabetta Staudacher, storici dell’arte specializzati nello studio della pittura italiana del secondo Ottocento e particolarmente attenti al discorso del collezionismo, è accompagnata da un catalogo con saggi storico-critici e schede specifiche per ogni opera esposta, che vede il coinvolgimento anche di altri specialisti.
I curatori si avvalgono del supporto di un comitato scientifico di affermati storici dell’arte: Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca, Aurora Scotti Tosini.
Relazioni Pubbliche: http://www.clponline.it
Nell’ambito della propria attività istituzionale METS Percorsi d’arte ha concluso un accordo con la Fondazione Castello di Novara per l’organizzazione di una grande mostra dedicata alla pittura del secondo Ottocento Italiano. Il lo conduttore della rassegna, dal titolo Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini, è il fenomeno del collezionismo privato.
La mostra, che si terrà al Castello di Novara dal 20 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019, è preceduta da un piccolo ma prezioso evento dedicato alla pittura dell’artista divisionista piemontese Angelo Morbelli organizzato da METS Percorsi d’arte congiuntamente alla Galleria d’Arte Moderna Giannoni di Novara e al Museo Francesco Borgogna di Vercelli. Si tratta di una mostra dossier che pone a confronto il famoso dipinto Per ottanta centesimi! conservato al Museo Borgogna con una tela inedita di analoga tematica, Risaiuole, della quale si erano perse le tracce nel 1899. Tale evento, dal titolo Vita in risaia. Lavoro e socialità nella pittura di Angelo Morbelli, a ronta anche tematiche storico sociali ed agronomiche. Il notevole interesse da parte degli organi di stampa e del pubblico dimostrato per l’esposizione di Morbelli ha contribuito a creare un clima di attesa per la mostra autunnale, di cui questo evento costituisce una importante anticipazione.
Posizionata idealmente al centro di un quadrilatero che unisce Milano, Torino, Genova e la Svizzera, Novara offre molte opportunità a livello culturale, paesaggistico e gastronomico che potranno essere apprezzate da un turismo giornaliero proveniente dalle province vicine e dai grandi centri metropolitani.
Tra i luoghi più prestigiosi e conosciuti di Novara spicca la Basilica di San Gaudenzio, edificata tra il 1577 e il 1590 su probabile disegno di Pellegrino Ti-baldi. Si dice che la sua famosa cupola, alta 121 metri per un diametro alla base di 31 metri, sia la torre in mattoni più alta del mondo. Opera di Alessandro Antonelli fu realizzata tra il 1841 e il 1885 ed è il simbolo della città. Accanto alla basilica si trova il campanile realizzato da Benedetto Alfieri, zio del famoso drammaturgo. Alto circa 75 metri, fu costruito tra il 1753 e il 1786.
Nel cuore del centro storico della città si trovano altri monumenti di grande importanza. Tra essi il Duomo, conosciuto anche come Cattedrale di Santa Maria Assunta. Si tratta di un grandioso edificio neoclassico realizzato nella seconda metà dell’Ottocento su progetto di Alessandro Antonelli. Nelle vicinanze si trovano il Battistero, ovvero il più antico edificio della città tuttora esistente ed una delle più antiche architetture paleocristiane del Piemonte, la chiesa di Ognissanti, risalente al XII secolo, il Broletto e il Palazzo dell'Arengo, edificati in più fasi fra il XIII e il XVIII secolo, casa della Porta, risalente al XV secolo, palazzo Bellini, sede storica della Banca Popolare di Novara, ove Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II il 23 marzo 1849 e casa Bossi, elegante residenza neoclassica realizzata da Alessandro Antonelli.
Poco distante sorge il Castello Visconteo Sforzesco, la cui realizzazione risale al XIV secolo.
Da sinistra, Cupola e campanile di San Gaudenzio - Il Duomo - Il complesso del Broletto
Nonostante le sue antiche origini, Novara presenta oggi il volto elegante di una città ottocentesca.
Numerosi sono i richiami al XIX secolo, a partire dalle famose opere di Alessandro Antonelli sopra citate alle quali si aggiungono altri pregevoli edifici come il Teatro Coccia, Palazzo Avogadro, il Palazzo della Borsa, l’Archivio di Stato, il Corpo di Guardia in piazza Duomo, così chiamato in quanto sede delle truppe destinate al servizio di polizia della città, e la Barriera Albertina, progettata da Antonio Agnelli e costituita da due costruzioni simmetriche in stile neoclassico, ad un solo piano, che si fronteggiano.
I richiami al XIX secolo non si esauriscono con le evidenti testimonianze architettoniche. Novara, infatti, fu protagonista delle vicende risorgimentali a partire dalla già citata abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio Vittorio Emanuele II, divenuto poi il primo re d’Italia.
La città è inoltre legata al fascino dell’esotico e al fenomeno delle spedizioni scientifiche in luoghi lontani e selvaggi, caratteristiche del XIX secolo. Ne sono testimonianza il Museo di Storia Naturale e il vivo ricordo di coraggiosi esploratori novaresi, quali Ugo Ferrandi e Guido Boggiani, o di leggendari avventurieri quali il gen. Paolo Solaroli, marchese di Briona, che ispirò a Salgari il personaggio di Yanez de Gomera.
Infine Novara è profondamente legata alla pittura di quell’epoca. Numerosi sono stati e sono tuttora in città i collezionisti e proprio il lascito di una intera collezione, quella di Alfredo Giannoni, costituisce il nucleo principale della Galleria d’Arte Moderna cittadina.
Da sinistra, Corpo di Guardia - Barriera Albertina - Casa Bossi
La mostra Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini si terrà al Castello di Novara, un edificio che vanta una lunga e antica storia, sebbene la sua realizzazione sia ufficialmente datata intorno al XIV secolo. Si narra infatti che in quello stesso luogo sorgesse una costruzione già in epoca celtica, mentre in epoca romana vi si trovavano vari edifici e una parte delle mura i cui resti, un tempo parzialmente interrati, sono oggi visibili nella nuova ala ovest.
Ma fu nel Medioevo che il castello prese corpo e forma per come è oggi arrivato a noi.
Nel 1272, il Podestà di Novara Francesco Torriani, fratello minore di Napo Torriani signore di Milano, fece realizzare una torre con recinto a scopo difensivo, detta Turrisella, della quale restano tracce nelle fondamenta originarie del castello.
Sotto il dominio della famiglia Visconti, a partire dal 1293, il complesso divenne un vero e proprio castello. Prima Matteo Visconti eseguì importanti opere di fortificazione e poi Giovanni Visconti, già vescovo di Novara, completò la costruzione aggiungendo edifici residenziali.
Dopo la morte di Filippo Maria, ultimo dei Visconti, il Ducato di Milano passò a Francesco Sforza, che divenne Duca nel 1450. Sotto la signoria degli Sforza furono eseguiti importanti interventi sul castello. I lavori, commissionati, da Galeazzo Maria Sforza, consistettero essenzialmente nella costruzione di uno spesso muro, detto Ghirlanda, con quattro torri agli angoli. In esso furono praticate due aperture: una nel lato meridionale e una verso la città, a circa metà del lato Nord, difesa da torre con ponte levatoio e rivellino.
Verso la metà del Cinquecento, sotto l'amministrazione spagnola del Ducato di Milano, il castello consolidò il proprio ruolo essenzialmente militare, ma la successiva evoluzione dell'arte della guerra rense praticamente inservibili le fortificazioni, tanto che alla fine del Settecento i bastioni della città furono trasformati in luoghi di passeggio pubblico.
Nel periodo napoleonico il castello fu quindi adibito alla diversa funzione di carcere e conseguentemente ne fu parzialmente modificata la struttura. Contemporaneamente, nella zona dei bastioni circostanti, fu realizzato l’attuale Parco dell'Allea San Luca, dove si trovano alberi secolari e piante rare.
Nel 1973 il carcere fu smantellato, ma solo nel 2003 furono avviati i lavori per il recupero e la valorizzazione dell’edificio. Il complesso restauro dei corpi di fabbrica esistenti e la realizzazione della nuova ala ovest, terminati nel 2016, hanno trasformato il castello in una prestigiosa sede espositiva e in uno spazio polifunzionale per l’allestimento di molteplici eventi.
Il Castello Visconteo Sforzesco
OTTOCENTO IN COLLEZIONE. Dai Macchiaioli a Segantini
Novara, Castello Visconteo Sforzesco (piazza Martiri della Libertà 215)
20 ottobre 2018 - 24 febbraio 2019
Orari:
martedì - domenica, 10.00-19.00
(la biglietteria chiude alle 18.00)
Aperture straordinarie: 1 novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1 gennaio 2019, 22 gennaio 2019
Chiuso 24-25-31 dicembre 2018
Biglietti:
- Intero: €10,00;
- Ridotto: €8,00;
- Scolaresche: €5,00;
- Bambini sotto i 6 anni: gratuito
Il biglietto ridotto è riservato a Over 65, Under 26, gruppi di almeno 15 persone, soci di enti convenzionati
Audioguide: €3,00
Prenotazioni gruppi e visite guidate: ATL Novara, tel. 0321 394059 | info@turismonovara.it
Catalogo: Edizioni METS Percorsi d’arte (€30,00 in mostra; €35,00 in libreria)
Ufficio stampa
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Anna Defrancesco | tel. 02 36 755 700 | anna.defrancesco@clponline.it | www.clp1968.it